Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco
La chiesa delle anime pezzentelle
Nota al popolo partenopeo come la chiesa “de’ ’e cape ’e morte”. La cura delle anime del Purgatorio era uno dei punti principali della nuova chiesa controriformata e tutto l’apparato decorativo del Complesso venne ideato per ricordare, a passanti e fedeli, che le anime attendevano una preghiera in suffragio per potersi liberare dal fuoco del Purgatorio e ascendere al Paradiso. La facciata, la decorazione della chiesa e della Sagrestia, gli arredi liturgici, ogni cosa rimanda al tema del Purgatorio, ed anche l’intero programma iconografico è dedicato al tema del trapasso attraverso testimonianze del Seicento: il Transito di San Giuseppe (1650-51) di Andrea Vaccaro, nella terza cappella a sinistra, la Morte o Estasi di Sant’Alessio, capolavoro giovanile (1661) di Luca Giordano, nella terza cappella a destra. Splendida, nella sua preziosità, la tela della parete di fondo, raffigurante La Madonna delle anime purganti (1638-1642), di Massimo Stanzione, che sovrasta il Teschio alato, pregevole scultura marmorea di Dioniso Lazzari, oggi celato dall’altare; in alto, al di sopra dell’arco trionfale, corona la sequenza la scena classicamente composta di Sant’Anna offre la Vergine bambina al Padre Eterno (1670) di Giacomo Farelli, e lucente per i toni cromatici, nella prima cappella a sinistra, San Michele Arcangelo che abbatte il demonio(1650) di Girolamo De Magistro. La sagrestia, il Museo dell’Opera e l’oratorio dell’Immacolata.
Il Museo dell’Opera ha sede negli ambienti della sagrestia e dell’Oratorio dell’Immacolata annessi alla Chiesa del Purgatorio ad Arco e ospita una raccolta di dipinti e di manufatti realizzati tra il XVII ed il XIX secolo, testimonianza degli oltre quattrocento anni di vita e di attività liturgiche dell’opera Pia Purgatorio ad arco, oltre che della società, del costume e della pietà popolare napoletana dal Seicento ad oggi.
Estremamente varia è la tipologia dei pezzi presenti nel museo – argenterie, paramenti sacri, manoscritti, dipinti e testimonianze della pietà popolare – tutti realizzati per conto dell’Opera Pia Purgatorio ad Arco.
Nella sagrestia e nell’oratorio sono esposti inoltre interessanti dipinti del Seicento e Settecento, tra cui una copia seicentesca di ottima fattura del noto dipinto di Luis de Morales raffigurante la Madonna della Purità, il cui originale si conserva nel convento teatino di San Paolo Maggiore.L’ IpogeoAttraverso un’apertura nel pavimento della chiesa superiore, scendendo per alti gradini, si accede ad un grande e scarno ambiente, una vera e propria chiesa inferiore, che rappresenta uno dei luoghi più celebri della città, e ancor oggi ospita il culto intenso e spontaneo delle anime del Purgatorio. Al centro del pavimento si apre un’ampia tomba anonima circondata da catene nere e illuminata fiocamente da qualche lampadina. Lungo le pareti laterali, scarabattoli, nicchie, piccoli altarini, documentano il culto che spontaneamente nacque, fin dal seicento, nella chiesa inferiore, mentre sulla parete di fondo l’antico altare seicentesco mostra un’austera decorazione con grandi croci nere. Un’apertura laterale introduce attraverso un corridoio, all’ambiente dedicato alla Terra santa, dove, tra gli altri teschi, si trova quello di Lucia, l’anima tanto amata alla quale la tradizione popolare ha dedicato un complesso altarino.
Impressiona la vastità dell’ambiente concepito come una chiesa inferiore, con cappelle laterali e altare centrale e risulta evidente la volontà di contrapporre la ricchezza decorativa della chiesa superiore all’austerità dell’ipogeo che, come hanno dimostrato i documenti, rappresenta una parte integrante del progetto originario. Vennero acquistate infatti all’inizio del ‘600 una serie di taverne per offrire concreta materializzazione al Purgatorio e per dare spazio anche alla Terra Santa dove trovavano sepoltura i membri della Congrega mentre un ossario era destinato ad accogliere i defunti comuni. La chiesa inferiore è a navata unica con aperture laterali. Alla metà del ‘700 la zona fu allargata e rivestita da una ricca decorazione in maiolica con motivi decorativi – teschi e ossa e piccoli inserti floreali – realizzata dal riggiolaro Giuseppe Barberio.
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