Itinerario Toledo e Castel Nuovo
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Il percorso comincia da piazza Matteotti, dove si può vedere il palazzo delle Poste e Telegrafi, costruito nel 1935 su progetto di Giuseppe Vaccaro. La facciata curvilinea e lo scalone ne fanno uno degli esempi più interessanti dell’ architettura napoletana del ‘900. L’attico del palazzo ospita la sede centrale della emeroteca Tucci in onore di Vincenzo Tucci, giornalista de Il Mattino.
Proseguendo il cammino, scendendo dalla piazza incrociamo via Medina a destra, incontriamo la Chiesa di S. Maria dell’ Incoronata (via dell’ Incoronata), posizionata ad un livello più basso rispetto al piano di via Medina. Nel ‘500, quando Carlo V realizzò i nuovi fossati della fortezza di Castel Nuovo, il terreno che era stato scavato e depositato nelle vicinanze determinò il parziale interramento della chiesa. Il piccolo edificio della metà del XIV secolo fu voluto da Giovanna I d’ Angiò per celebrare la sua incoronazione e per custodire un frammento della corona di spine di Gesù: da qui il nome. I due cicli di affreschi che ornano la prima campata della navata maggiore, attribuiti per anni a Giotto, sono in realtà opera del suo seguace Roberto d’ Orderisio.
Continuando incrociamo la chiesa di S. Giacomo degli Spagnoli (piazza Municipio). Incorporata nel vicino palazzo S. Giacomo, costruito nell’ 800, oggi sede del Comune, la chiesa domina piazza Municipio, che digrada verso il porto e la stazione marittima. Nel 1540 Don Pedro Alvarez de Toledo, il vicerè che ha dato al centro della città la sua forma attuale, costruì la chiesa e l’ ospedale annesso per i militari spagnoli. Tempio dell’ aristocrazia appartiene alla Real Hermandad de Nobles Hespagnoles de Santiago, una confraternita fondata più di quattro secoli fa. Ospita le tombe dei nobili di Spagna, fra cui il sepolcro marmoreo, opera di Giovanni da Nola, di Pedro e della moglie Maria. Gli sposi non vi furono mai sepolti: Don Pedro morì a Firenze, dove riposa nel Duomo.
Risalendo via S. Giacomo ci portiamo in via Toledo, da dove è possibile vedere, risalendo uno qualsiasi dei vicoletti che la attraversano, i quartieri spagnoli, una delle zone più popolari di Napoli, i quali, nonostante la nomea che si portano dietro, costituiscono comunque un nucleo di rilevanza storico artistica di prim’ordine della città di Napoli, offrendo anche diversi spunti della cultura popolare e dello stile di vita napoletano, come, per esempio, la presenza di piccole botteghe artigianali, oppure dei “bassi napoletani”, o, ancora, di piccoli e bui vicoli caratterizzati da alte scalinate e dai panni stesi ad asciugare tra i palazzi. Questi luoghi hanno fatto da scenario a molte commedie di Edoardo De Filippo. Questo quartiere fu edificato nel ‘500 per ospitare le truppe spagnole a monte di via Toledo. Anche qui è possibile ammirare opere importanti di architettura, come la chiesa francescana di Montecalvario, che da il nome al quartiere, e quella di S. Maria della Concezione, capolavoro di Domenico Antonio Vaccaro. In via S. Maria Ognibene, al civico 52, abitò Giacomo Leopardi durante il suo soggiorno a Napoli.
Altra chiesa da visitare è quella di S. Brigida (via S. Brigida 72), a due passi da via Toledo. Caratteristica particolare di questo edificio è la cupola, che non potè superare i 9 metri di altezza per non ostacolare il tiro delle artiglierie di Castel Nuovo. Ma il mirabile cielo che Luca Giordano affrescò nella cupola è così ricco di ardite soluzioni prospettiche che guardandolo si ha la sensazione di uno spazio immenso. Il pittore, soprannominato Luca Fapresto per la sua velocità, lavorò solo in cambio del sepolcro nel quale riposa, posto nel transetto sinistro.
Ci portiamo poi in via Toledo che fu voluta dal vicerè don Pedro de Toledo (dal quale prese il nome nel 1536). Il vicerè volle così creare un collegamento tra il vecchio centro storico ed il nuovo palazzo Vicereale ed il borgo di Chiaia.
Prossima tappa dell’ itinerario è la galleria Umberto I (accessi da via Toledo, via S. Carlo, via Verdi, via S. Brigida), costruita nel 1887 su progetto di E. Rocco. Vanta cinque ingressi, misura 121 x 43 x 147 metri, è larga 15 metri e alta 35; la cupola di ferro e vetro è alta 57 metri ed è opera di Paolo Boubèe, decorata da angeli di rame dorato. Il resto della decorazione è opera di Ernesto di Mauro.
Usciamo dalla galleria Umberto lato via Toledo e arriviamo in piazza Trieste e Trento, al centro della quale fa bella mostra la fontana detta “del carciofo” da un bocciolo bronzeo dal quale sgorga l’ acqua. La fontana fu voluta dal sindaco Achille Lauro, che operò alcune modernizzazioni della città con l’ aggiunta di nuove fontane, questa fontana è opera di Comite e Massari.
Sulla sinistra della piazza, arrivando da via Toledo, possiamo ammirare la bellezza della chiesa di S. Ferdinando, fondata nel 1622, fu intitolata a Francesco Saverio. Nel 1769 Ferdinando I di Borbone la dedicò al santo protettore suo omonimo. La piazza fu chiamata S. Ferdinando fino al 1919.
Dopo tanta strada ci concediamo una breve sosta, e il luogo migliore per far riposare le nostre gambe prendendo una buona tazza di caffè è il Gambrinus , fondato nel 1860, le sue pareti sono state decorate dai più famosi pittori napoletani dell’ epoca. Divenne subito il ritrovo preferito di politici, artisti e letterati, fra cui scrittori come Maupassant e Oscar Wilde, compositori come Murolo e Bovio. Quì è nato anche il famoso caffè sospeso, tipica usanza napoletana con la quale una o più persone che prendono un caffè possono donare, a chi non può permetterselo, un buon caffè caldo, pagandolo in più nel momento in cui si ordina alla cassa. Lo scontrino con il “caffè sospeso” viene posto in un’ urna apposita con sopra scritto “sospeso”
Per proseguire il nostro itinerario, andiamo in via Chiaia. Chiaia in napoletano vuol dire spiaggia, e infatti la strada fu aperta nel ‘500 per collegare l’ attuale piazza del Plebiscito con la zona del litorale. Insieme a via Toledo, via dei Mille e via Calabritto, è una delle quattro strade in cui si trovano i negozi più eleganti di Napoli. Tra un acquisto e l’ altro vale la pena sostare al ponte di Chiaia, di impianto seicentesco ma restaurato nel corso dell’ 800. Nei pressi del ponte un ascensore permette di raggiungere con facilità piazza S. Maria degli Angeli e la collina di Pizzofalcone.
Qui troviamo la Basilica di S. Maria degli Angeli a Pizzofalcone, la sua costruzione iniziò nel ‘600 su un terreno donato da donna Costanza del Carretto Doria, pricipessa di Melfi, ai padri Teatini. La maestosa cupola, progettata, come tutto l’ edificio, dal padre Teatino Francesco Grimaldi, è ben visibile per chi guardi la città dall’ alto. Internamente è composta da tre navate ben equilibrate tra loro. Gli affreschi delle volte, che raccontano i momenti salienti della vita di Maria, sono opera di Giovan Battista Beinaschi. Attualmente la Basilica è chiusa in seguito a crolli che hanno interessato la seconda cupola.
Usciti dalla chiesa di S. Maria degli Angeli, ci dirigiamo verso via Monte di Dio, dove ai civici 14 e 15 possiamo ammirare la bellezza di palazzo Serra di Cassano, l’ ingresso principale del palazzo del principe Aloisio Serra di Cassano non è quello che oggi si attraversa per ammirare una delle più belle architetture del ‘700 napoletano: il principe in segno di lutto per l’ esecuzione del figlio Gennaro, uno dei protagonisti della rivoluzione partenopea del 1799, decretò la chiusura del portone al n. 67 di via Egiziaca. L’ edificio, opera di Ferdinando Sanfelice, uno dei maggiori architetti dell’ epoca, si compone di un meraviglioso scalone a doppia rampa. Collocato all’ interno dell’ atrio aperto sul cortile, è ornato da decorazioni in marmo bianco contrastanti con il grigio della pietra lavica. Il piano nobile del palazzo è occupato dall’ Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, istituzione culturale di rilevanza internazionale.
Proseguendo verso l’ alto, incrociamo via Generale Parisi, dove troviamo la chiesa e l’ ex convento della Nunziatella, che dal 1787 è sede dell’ omonimo e famoso collegio militare, le facciate dei due edifici si uniscono ad angolo retto e formano una piazzetta di singolare bellezza. I gesuiti della Nunziatella affidarono all’ inizio del XVIII secolo a Ferdinando Sanfelice, che in quello stesso periodo lavorava al vicino palazzo Serra di Cassano, la costruzione della chiesa ed il restauro del convento, che risale alla fine del ‘500. Entrando nella piccola chiesa a navata unica, si percepisce la grande armonia che il progettista seppe trovare fra la dimensione degli spazi architettonici e gli elementi decorativi pittorici e plastici. Gli affreschi più belli sono quelli dipinti dal pittore napoletano Francesco De Mura: nell’ abside si può ammirare l’ Adorazione dei magi, sul soffitto l’ Assunzione della Vergine e nella controfacciata il Riposo nella fuga in Egitto. L’ altare maggiore, realizzato da Giuseppe Sanmartino, è una delle opere più importanti del barocco napoletano.
La prossima tappa è la chiesa di S. Maria Egiziaca a Pizzofalcone (via Egiziaca, 30), il portale dà accesso al sagrato della chiesa costruita a partire dal 1661 per volere delle monache di clausura del convento di Sant’ Agostino. Il progetto fu affidato a Cosimo Fanzago, architetto e scultore lombardo che divenne uno dei più importanti esponenti del barocco locale. L’ edificio, per la sua pianta ottagonale, fu ammirato da tutti i contemporanei. I dipinti delle cappelle principali dono di Paolo De Matteis, le sculture sono opera di Nicola Fumo. L’ altare maggiore è di puro gusto rococò.
Proseguiamo il nostro cammino a ritroso, scendendo da via Monte di Dio, troviamo sulla nostra destra via Solitaria, alla fine della quale giungiamo in piazzetta Salazar dove troviamo il Museo Artistico Nazionale, fondato nel 1878 con il nome di Museo Propedeutico alle Officine Scuole da Gaetano Filangieri e da Demetrio Salazar, era il luogo in cui si formavano le nuove leve di artisti con gli esempi del passato. All’ interno del museo sono conservate importanti collezioni di opere d’ arte applicata di ogni epoca, e oggetti realizzati dai migliori allievi della scuola. I materiali più preziosi sono le ceramiche, che comprendono pezzi dall’ età archeologica al XVIII secolo. Fra le opere della scuola sono da notare due grandi pannelli di ceramica realizzati su disegno di Domenico Morelli e Filippo Palizzi, due tra i maggiori pittori dell’ Ottocento napoletano.
Uscendo dal museo ci troviamo proprio dietro la chiesa di S. Francesco di Paola, qui il cognato di Napoleone Bonaparte, Gioacchino Murat sul trono di Napoli dal 1808 al 1815, ideò il progetto per la riqualificazione del vasto spazio posto di fronte alla reggia, per eliminare il disordine delle costruzioni che vi si affollavano. Il Largo di Palazzo, questo era il nome originario dell’ odierna piazza del Plebiscito, svolgeva una funzione molto importante nella vita della città, perché era il luogo dove si svolgevano le feste, le cerimonie e le parate militari. Furono edificati dapprima il Palazzo del Principe di Salerno e, contemporaneamente sul lato opposto, quello in cui ora ha sede la prefettura. Gioacchino Murat riuscì solo a vedere il progetto e l’ inizio della realizzazione del grandioso emiciclo dorico che era stato ideato per lui da Leopoldo Laperuta. Nel 1815 Ferdinado di Borbone, cacciati i francesi, tornò sul trono napoletano e, sciogliendo il voto fatto per la riconquista del regno, portò a termine l’ opera iniziata da Murat. Al centro del colonnato fece costruire, in base al progetto dell’ architetto luganese Pietro Bianchi, la grandiosa basilica reale, dedicata a S.Francesco di Paola. A imitazione del Pantheon di Roma.
Uscendo dalla basilica si gode la bellezza di piazza del Plebiscito, chiusa al traffico, le due statue equestri di Carlo III e Ferdinando I di Borbone sono di Antonio Canova (la prima ed il cavallo della seconda) e di Antonio Calì (la figura di Ferdinando). Di fronte troviamo Palazzo Reale. Ha forme e dimensioni di una reggia che ha ospitato la corte di uno dei regni più importanti del Mediterraneo. La costruzione fu iniziata nel ‘600 su progetto di Domenico Fontana, per volere del vicerè Fernandez Ruiz de Castro. I lavori continuarono per secoli e la reggia fu completata solo nel 1843, da Gaetano Genovese. Quella che nell’ 800 era l’ ala delle feste del palazzo, dal 1927 ospita la Biblioteca Nazionale intitolata a Vittorio Emanuele III, che cedette per questa funzione parte della reggia.
Sulla destra del palazzo, proseguendo verso piazza Trieste e Trento, troviamo il Teatro San Carlo, via S. Carlo 101-103, uno dei più antichi teatri lirici del mondo. Attualmente in fase di restauro, fu progettato da Giovanni Antonio Medrano, per volere di Carlo I di Borbone, fu realizzato in pochissimo tempo ed inaugurato il 4 novembre del 1737, quarant’ anni prima della scala di Milano, nel giorno in cui ricorreva l’ onomastico del re. In breve tempo divenne uno dei principali teatri europei, per la bellezza dell’ architettura e per l’ alto livello delle rappresentazioni. Compositori e cantanti lo consideravano una meta importante per l’ affermazione della propria carriera. Nel 1816 un incendio provocò gravi danni all’ interno, che venne subito ricostruito da Antonio Niccolini. Lo stesso architetto che pochi anni prima era intervenuto sulla facciata per realizzare l’ atrio e la loggia. Il punto più importante della magnifica sala, con sei ordini di palchi, è il palco reale, sormontato dalla corona del Regno delle due Sicilie. Tra i suoi direttori artistici il teatro vanta nomi come GioacchinRossini e Gaetano Donizetti. Rossini presentò qui Mosè e La donna del lago, Donizetti Lucia di Lammermoor. Famosissima anche la scuola di ballo del San Carlo, nata nel 1812, contende il titolo di più antica d’ Italia a quella della scala.
Scendiamo verso piazza Municipio per ammirare la bellezza estetica di Castel Nuovo, così chiamato per distinguerlo dai due castelli gia esistenti, dell’ Ovo e Capuano, ritenuti non più idonei ad ospitare la corte angioina. Carlo I ne iniziò la costruzione nel 1279, anche se della struttura originaria rimane solo la Cappella Palatina perché il castello fu riedificato da Alfonso I d’ Aragona, a partire dal 1443, anno del suo ingresso a Napoli. E proprio per celebrare questo avvenimento, il sovrano fece erigere sempre nello stesso anno, il maestoso Arco di Trionfo che fa da ingresso al castello. Il castello è a pianta trapezoidale, con le sue cinque imponenti torri cilindriche, si sviluppa intorno allo spazio del cortile centrale. Da qui si accede alla sala dei Baroni, oggi sede del consiglio comunale. Dal 1990 su due piani dell’ ala occidentale è stato allestito il Museo Civico, che espone una piccola ma pregevole raccolta di opere d’ arte di proprietà del Comune. Resti delle antiche fortificazioni che circondavano il castello sono recentemente emersi da scavi effettuati, in piazza Municipio, per la costruzione della stazione della metropolitana.
Di fronte al castello, sul lato sinistro di piazza Municipio, guardando verso il porto vediamo il Teatro Mercadante, costruito nel 1778 su progetto di Franceso Securo, fu nominato “del Fondo” perché per la sua realizzazione fù usato il fondo creato dopo la confisca dei beni dell’ ordine dei gesuiti. La facciata, a tre ordini, con otto cariatidi che sostengono il cornicione, risale al 1892. Il teatro fu inaugurato nel 1779 con l’ Infedeltà fedele di Cimarosa, uno dei più grandi autori dell’ opera buffa napoletana.
Ultima tappa di questo itinerario è piazza Giovanni Bovio, chiamata dai napoletani piazza della borsa, perché l’ edificio principale era in origine quello della borsa valori. Costruito nel 1895, ricorda, le forme dei palazzi veneti del ‘500. Oggi è sede della Camera di Commercio. Sul lato sinistro del palazzo è incorporata la chiesa di S. Aspreno al Porto, di antica fondazione, ma rifatta nel corso del XVII secolo. Al centro della piazza si ergeva la pregevole fontana di Nettuno, spostata in via Medina dove era collocata in origine, per i lavori della nuova metropolitana. Più volte rimaneggiata durante il XVII secolo, venne collocata in punti diversi della città, solo nel 1898 venne sistemata in piazza Giovanni Bovio. La fontana è stata realizzata da tre artisti: la statua del Nettuno è di Michelangelo Naccherino, le balaustre e le figure dei leoni sono di Cosimo Fanzago, i mostri del basamento sono opera di Pietro Bernini.
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